LE MALATTIE

 
 
 
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Le malattie che colpiscono i cardellini nonché tutti gli uccelli d’allevamento, principalmente sono due: l’enterite e la  coccidiosi.

Poi ci sono malattie trasmesse da  alcuni parassiti e insetti nonché qualche malattia batterica trasmessa da semi o da pastoncini infetti.

Per esempio la comune zanzara trasmette agli uccelli una malattia protozoica (plasmodium relictum)  simile alla  malaria umana, di conseguenza se non riconosciuta in tempo e controllata con sulfamidici, porta a morte l’animale (danni al fegato, milza e reni). Senza parlare  dei comuni acari che  veicolano la malattia da un solo individuo a tutto l’allevamento.

i nidi tipo questo nella foto furono da me realizzato circa 20 anni fa intrecciando raletti di olmo. Dopo una stagione cove viene lavato con acqua bollente e detersivo e successivamente sterilizzato con Amuchina.

Il nido nella foto è stato realizzato tagliando, con un seghetto per il ferro, una noce di cocco di adeguate dimensioni, in modo da ricavare le due mezze coppe. poi si effettuano alcuni fori sul fondo per la traspirazione, altri due fori sul bordo laterale dove viene infilato un tondino di ferro per agganciarlo all'interno della gabbia.( Ovviamente dopo aver recuperato la parte commestibile). entrambi gradito dai cardellini.

 Piccoli spiumati.  A volte quando scarseggia il materiale per costruire il nuovo nido oppure la cardellina non si accontenta del materiale che gli mettiamo a disposizione, spiuma i piccoli per costruire un nuovo nido. Purtroppo è un vizio difficile da eliminare, a meno che non si metta a disposizione dell'ovatta. Ma un nido fatto di ovatta è pericoloso perchè le uova si affosano e non permette alla nutrice di girarle e inoltro potrebbe attaccarsi alle unghie e nell'usciere la cardellina si porterebbe tutto dietro distruggendo tutto.

SINDROME ENTERICA O COMPLESSO ENTERITE

E’ una patologia complessa, che rappresenta il risultato di un’azione predisponente esercitata  da più fattori d’origine infettiva e non, sull’animale,  e che  esita nella  comparsa di una  malattia a carico dell’apparato gastro-enterico. Tra essi quelli di natura ambientale (temperatura, ventilazione, umidità) sono riconosciuti tra i più importanti. In prove sperimentali effettuate presso l’istituto di  Patologia Aviaria di Bari, è stato a tale  proposito evidenziato che lo scarso numero di ricambi d’aria/h, influenzando la polluzione  ambientale (carica batterica dell’aria e polluzione gassosa) è in grado di favorire significativamente la comparsa d’enteropatie negli animali allevati. Durante queste sperimentazioni, effettuate in ricoveri  condizionati con temperatura, ed umidità,  costanti, ma con differenti numeri di ricambi d’aria/h (3,2 rinnovi/h, 7,4 rinnovi/h 16 rinnovi/h), è stato rilevato che in ambienti con solo 3,2 rinnovi orari d’aria si inducevano alte concentrazioni di NH3 ed elevate cariche microbiche. In questo ambiente si è registrato il 47,36% d’enterite negli animali allevati e ben il 34,2% di mortalità. Aumentando il numero di ricambi d’aria/h a 7,4 e 16,0  si è al contrario verificato un miglioramento delle condizioni ambientali ed una significativa riduzione dei casi d’enteropatie.

Ulteriori ricerche hanno dimostrato che anche altri parametri ambientali quali ad esempio le eccessive  escursioni termiche, possono facilitare l’insorgenza di patologie enteriche. Animali allevati in ambienti con umidità, ventilazione e densità degli animali/metro cubo costanti, ma sottoposti ad escursioni termiche che variavano da 25° C durante il giorno a 15° C di notte, hanno  manifestato percentuali più elevate d’enterite rispetto ad animali allevati nelle stesse condizioni ma a temperatura di 15° C costante nelle 24 ore.

Inoltre altro fattore stressante: dieta sbilanciata in uno dei suoi componenti. La somministrazione  di dieta ad alto contenuto proteico (21%) in animali allevati in ambienti con escursioni termiche  elevate favorisce la comparsa d’enteropatie. Le diete con elevate percentuali di soia (24%) influenzano il potere di moltiplicazione dei germi anaerobi solfit-riduttori, tra i quali i Clostridi  notoriamente implicati in forme d’enteropatie. Basse percentuali di fibra riducono la motilità del cieco e del colon aumentando i tempi di permanenza del materiale alimentare nell’intestino; in tali condizioni, un eccesso di carboidrati  induce un maggiore sviluppo di Clostridi. Anche la scarsa quantità di carboidrati e un eccesso di fibre, è in grado di indurre la comparsa d’enteropatie. Infatti, si realizza una scarsa produzione di acidi grassi volatili a catena corta (acido acetico, acido propionico, acido butirrico) ed un aumento del pH intestinale, fattori, questi, che favoriscono turbe enteriche. L’elevato tasso di fibra grezza influenza il metabolismo delle proteine, determinando un aumento di ammoniaca a livello intestinale. Tale condizione di alcalinità realizza la cosiddetta sindrome  “paresi cecale-edema polmonare”, caratterizzata da una notevole costipazione intestinale  e ripercussioni circolatorie, con insufficienza cardiaca, congestione e edema del  polmone. I fattori fin qui elencati favoriscono anche l’attività patogena di alcuni virus.

La somministrazione di sostanze antibatteriche (antibiotici) sembra in grado di influenzare negativamente  lo sviluppo della microflora digestiva  buona, ed il conseguente sopravvento di batteri a patogenicità  condizionata e i parassiti del tipo Coccidi e Giardia. Tuttavia, tra le cause principali di enteropatie di natura estrinseca, bisogna riconoscere anche quelle di natura intrinseca, di estrema importanza: l’età. Inoltre è da tenere in considerazione  che, da sperimentazione di alcuni farmaci  la chemioresistenza dei ceppi di E.coli si instaura in alcuni casi al 100%. Per citarne alcuni: Cloramfenicolo  12,82%, Cefalotina 35,14%, Bacitracina 100%, Tetraciclina 97,62%, Nitrofurazone 30,95%, Lincomicina 97,22%, Aminosidina 27,27%, Gentamicina 18,60%, Eritromicina 95,56%, Penicillina 100%, Kanamicina 31,71%, Neomicina 15,56%, Trimetroprim-sulfametoxazolo 76,32%..

Di fronte a questo quadro la soluzione sarebbe un vaccino per i vari tipi di batteri; cosa alquanto ardua soprattutto per gli uccelli.
In conclusione è di importanza vitale curare le condizione ambientale e l’alimentazione. Condizioni queste che non sono identiche per tutti gli allevamenti perché soggetti a molteplici fattori: inquinamento chimico e microbico del territorio, ricoveri, microclima, attrezzatura, polveri, veicoli di infezioni quali insetti ecc., densità, stress, tecniche di allevamento, parassiti, pulizia degli ambienti, disinfezioni, mangimi, acqua, batteri, virus, protozoi, elminti, ectoparasssiti, ecc.

(Quanto sopra detto è stato pubblicato sulla rivista ALCEDO di dicembre 2005 a pagina 96). vedi: www.alcedoedizioni.com

LA COCCIDIOSI

I coccidi sono come il tarlo per il legno: ogni legno ha il suo specifico tarlo. Così ogni fringillide ha il suo specifico coccidio. Di conseguenza è sbagliato pensare che la coccidiosi dei canarini possa essere contagiosa per i cardellini o altri uccelli. Mentre i canarini convivono quasi abitualmente con questo protozoo salvo sporadici casi in individui debilitati, i cardellini sono facile vittima della coccidiosi, questo perché basta un piccolo stress per scatenare la malattia.
In Belgio usano un sulfamidico dal nome “ESB3”(sulfacloropirazina);in Italia un prodotto simile si chiama "Vetkelfizina"(sulfametopirazina).A mio avviso, non perché sia migliore di altri ma semplicemente perché è insapore rispetta a quelli venduti in Italia (Aviochina, Bactrim, Disulfas, ecc.) che sono amari e che i cardellini preferiscono non bere, peggiorando la situazione.
In Italia esiste un prodotto contenente la stessa molecola dell'ESB3, si tratta della SULFACLOROPIRAZINA 12,5% della ditta Chemifarma.

I coccidi albergano nell’apparato digerente dell’animale, e molto probabilmente sono i genitori che attraverso l’imbeccata li trasmettono ai piccoli. Una volta che si riesce ad eliminare dall’allevamento questo flagello, bisogna fare molta attenzione ai nuovi arrivi. E’ sufficiente introdurre un nuovo cardellino che si reinfetta tutto l’allevamento. Il nuovo arrivato defeca i coccidi, le feci si seccano si polverizzano e nebulizzano nel locale ricadendo nei beverini di tutti.
Anche per questo sono tre anni che non faccio più entrare altri cardellini nel mio allevamento e di conseguenza non stò più utilizzando sulfamidici.
Le tecniche usate per debellare dall’allevamento la coccidiosi le troviamo su qualunque libro per l’allevamento dei polli (alternata, staffetta, ecc.) Nel caso in cui nel vostro allevamento ci sono casi di coccidiosi consiglio di usare un grammo di ESB3 nel pastoncino (da 4 uova) per tutto il periodo dello svezzamento. Una volta isolati i novelli dai genitori il problema è risolto.
IL PUNTINO NERO
A volte ad alcuni novelli, appena nati ,si vede un puntino nero sul fianco destro (probabile cistifellea infiammata). Questi piccoli raramente sopravvivono. Io ho risolto il problema somministrando 250 mg. di tetraciclina (batteriostatico) in 1000 ml. di acqua per i primi 4 giorni di vita dei pulcini. Questo evita anche attacchi di batteri in un momento delicato in cui non si sono formati ancora tutti gli anticorpi.

 

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